POST MONUMENT
Un Monumento Equestre: io in groppa alla mia asina Carletto. Il monumento sarà ultimato dopo la mia morte e quella di Carletto. Tecniche: il mio corpo sarà plastinato e Carletto tassidermizzato.
POST MONUMENT
Un Monumento Equestre: io in groppa alla mia asina Carletto. Il monumento sarà ultimato dopo la mia morte e quella di Carletto. Tecniche: il mio corpo sarà plastinato e Carletto tassidermizzato.
POST MONUMENT
An equestrian monument: I am sat upon my donkey Carletto The monument will be completed after mine and Carletto’s death. Techniques: my body will be plastinated and Carletto’s taxidermize
Invito al dibattito
Nonostante l’evoluzione delle forme ed espressioni artistiche nell’ultimo cinquantennio, continuano a sussistere interrogativi che valevano tanto nell’Arte antica quanto in quella moderna e contemporanea.
Infatti elementi quali l’oggettualità, il luogo e lo spazio e per finire il tempo, sembrano essere imprescindibili quando si parla di Opera d’Arte e del suo contesto. Per quanto un artista sia attuale ed innovativo, sente comunque il bisogno di concretizzare la propria opera definendola in un oggetto, quindi renderla fruibile. Che si tratti di foto, video, installazione, suono, comunque l’opera deve materializzarsi in qualcosa che ne rappresenti l’idea e l’intenzione.
Poi c’è l’ufficialità del luogo di destinazione o quanto meno la sua ufficializzazione in funzione di un determinato evento. L’Arte infatti è ancora lontanissima dallo slegarsi dai luoghi che per tradizione la ospitano, vale a dire gallerie, musei, fondazioni e così via. C’è naturalmente l’eccezione di episodi di arte urbana o creata nel paesaggio, ma sempre con la premessa di una promozione ufficiale dell’evento qui ed ora. Senza considerare che normalmente gli artisti che lavorano fuori dagli spazi convenzionali, quasi sempre sono comunque rappresentati da gallerie e simili.
Terzo tema portante di discussione è argomento raramente o mai trattato, se non altro per essere quanto meno insolito: la contemporaneità (intesa come simultaneità) dell’Opera e del suo autore.
Può capitare che un artista dopo aver prodotto opere meritevoli, diventi noto solo dopo la sua morte, oppure – più spesso ai giorni nostri – quando ancora vivo ed attivo. Ma non si è mai ipotizzata un’opera che nascerà solo dopo la scomparsa del proprio autore, perché per sua natura non può che essere così. E’ come una sorta di proiezione di un’idea che si materializza nel futuro perché non può esistere nel presente. Questo elemento implica numerosi ragionamenti, il primo dei quali è a proposito di un artista che vive la sua condizione creativa e professionale fondando l’esperienza su qualcosa che non è ancora accaduto e che comunque non accadrà finché lui sarà in vita.
Da queste premesse non voglio trarre conclusioni e tesi, né voglio completare l’elenco delle possibili riflessioni. Si tratta solo di accenni ad un inizio di discussione che, ci si augura, darà luogo nei prossimi anni a numerosi sviluppi.
Al di là della specificità di TRIGGER, il comune denominatore resta comunque la possibilità di ricreare dall’inizio l’idea stessa non di Arte ma di Opera d’Arte, intesa come idea onnipresente e superiore che non necessita un’incarnazione in materia e dentro un tempo e che sia del tutto impersonale.
Credits:
E-MAIL: Lord@michelemariano.eu
TEL: +39 347 5624436
NARCISO MARIANO Consulenza Progettazione e Realizzazione Ambienti Naturali
FABIO MARIANO Consulenza Tecnica del Paesaggio
DANIELE CORSI Maniscalco
DOTT. NICOLA MARRONE Veterinario
Settembre 2014 Il progetto Trigger ospite del Festival della Filosofia di Modena.
@festival filosofia modena – sulla gloria
12-13-14 settembre 2014
melepere artecontemporanea / planetario “francesco martino”, modena
presentano
HYPÉROURÁNIOS
(la gloria altrove)
gloria /’glɔrja/ s. f. [dal lat. gloria]. – 1. [notorietà e rispetto universale che si acquista per altezza di virtù, per meriti eccezionali, per atti di valore, per opere insigni ≈ celebrità, fama, lustro. ↑ immortalità. ↓ 2. (estens.). Lode, esaltazione, glorificazione [felicità che si sperimenta in paradiso] ≈ beatitudine . 2. a. Splendore. 3. Nome dato nella storia dell’arte a opere di pittura o di scultura che rappresentano persone celesti circondate di luce, di schiere di angeli, o a raffigurazioni, di carattere allegorico, celebrative di personaggi, famiglie, dinastie, città, nazioni, istituzioni, eventi storici (altrimenti dette apoteosi): 3. a. L’aureola che nella tradizione iconografica cinge il capo dei santi. 3.b. in ottica atmosferica, fenomeno più noto come spettro del Brocken (v. spettro). 4. Nella scenotecnica, apparecchio (detto anche volo) per far discendere dal cielo, e risalirvi, personaggi, in piedi o seduti. 5. Con funzione attributiva, seta g. (o tessuto g.), tessuto misto di seta e cotone, a bassa percentuale di seta, usato spec. per la fabbricazione di ombrelli.
Sic transit gloria mundi. La gloria è altrove. Nell’atmosfera di crisi e malessere individuali delle epoche, dove il senso di finitudine e l’angoscia legata alle scelte si palesa in una coscienza panica che tiene conto della miserabile temporalità dell’esistere, applicare nella sua pienezza quest’attributo ad una creatura umana è dunque una mistificazione utopistica. In relazione alla blank generation e tenendo conto dell’importanza dell’Angoscia e del Nulla quali esperienze rivelatrici, il diffuso estetismo decadente e malinconico che contraddistingue la nostra epoca declina ogni afflato al sublime, ogni tentativo di ascesa ed invece si ripiega verso lo ctonio, verso il materialismo transitorio e la vacuità dell’esistenza.
E dunque, Signora Gloria, avvenente custode della sfera celeste, è invece personificazione di concetti immateriali che competono l’ultraterreno, l’ideale perfetto e simbolico che si colloca in un altrove di verità e speculazione sull’essenza del vivere in rapporto alla trascendenza. Nei nostri intenti Ella forse compete l’ ◆ iperuranio, e cioè ‘l’oltre il cielo’ descritto da Platone:
A occupare quella regione è l’essenza che realmente è, priva di colore, di figura, di corpo, visibile solo all’intelletto, sulla quale verte la scienza vera. Così dunque l’intelligenza divina, nutrita di pensiero e di pura scienza, e anche ogni anima che intenda accogliere in sé ciò che li si addice, vedendo ciò che è in ogni tempo, si rallegra e contemplando il vero si nutre e gioisce, finché il percorso circolare non la riconduca allo stesso punto.
Nonostante nella cosmogonia platonica l’universo sia finito e di forma dodecaedrica e non vi sia alcun luogo oltre la volta celeste, nell’idillio della favola mitologica Platone descrive un altrove, uno spazio metafisico di perfezione eidetica sul cui modello è stato plasmato il mondo sublunare. E qui, all’umanità fragile e caduca non resta altro che contemplare con sgomento la vastità del cielo che la sovrasta e la racchiude in solitudine, in questo modo seguendo alla lettera l’indicazione di Platone stesso, che raffigurato nella Scuola di Atene ad opera di Raffaello Sanzio, tiene in mano il Timeo, famigerato dialogo sulla cosmologia, origine del mondo, suggerendo il volgersi dello sguardo verso l’alto, verso la volta celeste, ultimo ed immenso confine che idealmente compromette la rivelazione dell’universo eidetico e glorioso della filosofia. In realtà, nell’odierno decadimento di qualsiasi cosa della natura, nemmeno questo gli è concesso: la fagocitante frenesia del quotidiano e soprattutto l’inquinamento luminoso impediscono l’osservazione delle infinitesimali meraviglie del firmamento costringendo a considerare lo stesso nelle sue valenze poetiche ed ispirative, nelle sue accezioni astratte e smaterializzate.
Avvalendosi della consulenza del Planetario di Modena saranno presenti, in relazione ai circostanziali manufatti artistici concepiti site specific, alcune obsolete strumentazioni chiamate ad evocare le misteriose fascinazioni del cielo. Tralasciando gli aspetti scientifici, l’artificiale epifania degli astri e delle costellazioni, le nebulose, i pianeti e le galassie, nonché la materia oscura e i buchi neri, saranno invece assunte quali entità simboliche ed evocative di un mondo altro, interdetto all’umanità, che perviene alla malinconia e al lirismo. E qui Gloria, anch’essa privata di ogni aspetto idealistico e trascendente, ripiega la sua essenza nelle materialistiche funzioni scenotecniche, divenendo, nell’assurdo teatro della vita, l’ordigno, il marchingegno, l’artifizio meccanico che consente di salire e ridiscendere dal cielo.
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1- In riferimento alla psicologia platonica che trasfigura Psiche nelle rispettive allegorie di un cocchio alato assiso in cielo e di un auriga che governa il tiro di due cavalli disuguali: l’uno bianco, celestiale e di origine divina e l’altro nero, furioso e terreno, che rappresenta le pulsioni basse e la parte epitimica dell’anima, bisogna dire che quest’ultimo predomina nella psicologia della maggior parte dell’umanità.
2- (…) donna che mostra le mammelle, & le braccia ignude; nella destra mano tiene una figuretta succintamente vestita, la quale in una mano porta una Ghirlanda, & nell’altra una Palma nella sinistra poi della Gloria sarà una Sfera, co’ segni del Zodiaco. (Cesare Ripa, Iconologia, Milano: Neri Pozza, 1992, pp. 166)
3- Pl., Phaedr., 247c-e. In realtà, anche per Platone esiste un solo mondo – quello fisico – che è in continuo divenire e del quale – per questo motivo – non si può avere conoscenza, ma solo opinione. La vera gloria, esito di una vita virtuosa, non può prescindere dalla ricerca della verità e dalla conoscenza delle idee (essere, vero, buono, giusto, bello, …) che competono l’iperuranio. Unicamente fondando l’agire su modelli perfetti ed eterni, oggetto di scienza, è possibile per l’uomo avvicinarsi all’ideale di gloria di cui partecipano i singoli esempi incompiuti e corruttibili.
4- THE WORLD
L‘altra notte ho visto l’Eternità
Un grande anello di pura luce infinita
Tutto era calmo, così brillante
E sotto, tutt’intorno, il Tempo in ore, giorni, anni.
Sospinto dalle sfere
Avanzava come un’immensa ombra, in cui il mondo
Veniva trascinato con tutto il suo seguito.
HENRY VAUGHAN, Silex Scintillans: Sacred Poems and Pious Ejaculations, London, Bell and Daldy, 1858.
Luglio 2014 Carletto cambia temporaneamente residenza, ecco il suo nuovo rifugio.
Luglio/Agosto/Settembre 2013 La Grande impresa!! “La Processione Di Carletto”
Un’impresa di “Disertori in avanti”
Un ciclo dell’arte contemporanea si è chiuso. E’ ora di mettersi in movimento!
Un po’ “Armata Brancaleone”, un po’ “Don Chisciotte”, un po’ “Spedizione dei Mille” e un po’ “Marcia su Fiume”, la processione di Carletto risalirà la penisola per denotare l’”infimo inizio”.
“L’infimo è l’impercettibile inizio del movimento, il primo segno visibile di ciò che è fausto. L’uomo di valore non appena vede l’infimo passa all’azione, senza attendere la fine della giornata” (Confucio, Classico dei Mutamenti)
A CHE PUNTO è LA STORIA è QUAL’E LA NOSTRA POSIZIONE in essa?
Un ciclo si sta chiudendo e non solo nell’arte contemporanea.
Kant nel “La fine di tutte le cose” dice “Infine deve pur cadere il sipario. Perché alla lunga diverrebbe una farsa; e se gli attori non se ne stancano perché sono pazzi, se ne stanca lo spettatore, che a un atto o all’altro finisce per averne abbastanza se ha ragione di presumere che l’opera, non giungendo mai alla fine, sia eternamente la stessa”.
Procedere! Avanzare!
Un Curatore della realtà, un’artista, due asine e un cane si sono messi in movimento, per decretare l’inizio del cambiamento.
19 Marzo 2012 nasce Agalma
Marzo 2011 l’arrivo di Carletto